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WhatsApp e minori

I termini di utilizzo di WhatsApp per i minori. Il corretto utilizzo di WhatsApp secondo il Tribunale dei minori di Caltanissetta.

In un mondo in cui gli strumenti digitali sono diventati essenziali nello svolgimento delle attività quotidiane da parte di tutti, ci si trova dinnanzi al prorompente scenario delle app. Per app, nel linguaggio informatico, si intende un’applicazione mobile e, tecnicamente, un’applicazione software che può essere installata e utilizzata su smartphone e tablet e le cui funzioni possono essere le più disparate, ad esempio: vedere e pubblicare fotografie (Istagram), riconoscere un brano musicale (Shazam), vedere programmi tv (rai play/mediaset play), ordinare del cibo (just eat) oppure, più semplicemente, comunicare via messaggi o per voce. L’App più diffusa e utilizzata per effettuate questo tipo di comunicazione è WhatsApp che negli ultimi anni si è dimostrata molto utile per grandi e piccini.

Per il suo funzionamento WhatsApp presuppone l’appoggio ad una rete wi-fi, ad un sistema di dati mobili, ovvero ad una connessione in rete.

Tuttavia, essendo un mezzo che mette in comunicazione tutti, pone delle problematiche riguardo al suo utilizzo, soprattutto se questo viene effettuato da parte di minori. È corretto lasciare che un bambino comunichi tramite WhatsApp? E se lo fa, come si può essere certi che utilizzi correttamente questo sistema?

Quest’articolo di seguito riporta alcune problematiche riguardanti l’utilizzo della suddetta app da parte dei minori e come queste possano essere risolte secondo la recente pronuncia del Tribunale di Caltanissetta.

WhatsApp Termini e servizio.

WhatsApp è un sistema di messaggistica istantanea multi-piattaforma e tramite numero di telefono consente di: scambiare messaggi, di effettuare chiamate e videochiamate, scambiare ogni tipo di file, quali documenti, foto, video, quindi, è davvero uno strumento che collega concretamente tutto il mondo.

Per scaricare l’App è necessario essere in possesso di un numero di telefono al quale l’app riconduce poi un account personale, dopo aver eseguito l’iniziale procedura guidata all’inserimento delle informazioni, si apre la schermata “termini e servizio” che può essere superata soltanto dopo aver cliccato il pulsante “accetta e continua”, la pagina ha la funzione di subordinare l’accesso al servizio solo dichiarando e accettando le condizioni ivi descritte.

Al fine di evitare l’installazione da parte di soggetti minorenni, la pagina Termini e servizio di WhatsApp, si adatta al Gdpr del 14 Aprile 2016, il quale stabilisce che l’offerta di servizi della società dell’informazione ai minori può essere rivolta solo a coloro che abbiano compiuto 16 anni.

Pertanto, nella suddetta pagina di Whatsapp, all’interno della voce “Età” è specificato che: “Se risiede in un Paese nella Regione europea, l’utente deve avere almeno 16 anni per utilizzare i nostri Servizi (o l’età superiore necessaria nel suo Paese affinché sia autorizzato a registrarsi e a usare i nostri Servizi). Se risiede in qualsiasi altro Paese ad eccezione di quelli nella Regione europea, l’utente deve avere almeno 13 anni per utilizzare i nostri Servizi (o l’età superiore necessaria nel suo Paese affinché sia autorizzato a registrarsi e a usare i nostri Servizi). Oltre ad avere l’età minima richiesta per usare i nostri Servizi in base alle leggi applicabili, ove l’utente non abbia l’età richiesta per poter accettare i Termini nel suo Paese, il suo genitore o il suo tutore devono accettarli a suo nome.”

Il limite di età è quindi espressamente scritto; tuttavia si può dire che “fatta la legge, trovato l’inganno” in quanto il minore di anni 16 deve soltanto procedere con la registrazione cliccando “Accetta” indipendentemente dall’età effettiva, poiché non c’è un sistema di verifica circa la veridicità delle affermazioni accettate e dichiarate.

Si potrebbe dare come attenuante il fatto che essendo l’App collegata ad un numero di telefono che può essere validamente detenuto soltanto da parte di un soggetto maggiorenne, si presume che ad installare WhatsApp possa essere soltanto un adulto; ma molte volte sono gli stessi genitori che anche per comodità di comunicazione, comprano un telefono ai figli minorenni, registrandolo sotto il proprio nome, così facendo, l’account è sempre collegato ad un adulto, e di conseguenza, la presunzione sull’età legata al possesso del telefono non può operare.

La soluzione del Tribunale di Caltanissetta.

Posto quanto sopra detto, come si potrebbe risolvere il problema? Le risposte sembrerebbero abbastanza intuitive: o non dare alcun telefono al minore, oppure consentirgli di utilizzare un telefono senza alcun accesso a internet. Ma al di là del fatto che per un genitore è indubbia la comodità di poter comunicare con i propri figli anche tramite messaggi, c’è anche da considerare che oggigiorno vi sono reti wi-fi (senza chiave di accesso) dislocate un po’ in ogni dove, quindi anche vietando una rete internet non si risolve il problema. L’unica soluzione concretamente attuabile è quella proposta di recente dal Tribunale dei Minorenni di Caltanissetta con sentenza del’8 Ottobre 2019, secondo la quale “i genitori sono tenuti ad impartire ai propri figli un’educazione idonea ad assicurare un corretto uso di queste tecnologie e vigilare sulle concrete forme il cui detto uso finisce con l’esplicitarsi”.

La motivazione del giudice adito è la seguente: seppur vero è che non deve essere in alcun modo limitato il diritto di informazione e di libertà di espressione degli individui (art.21 Cost.), è necessario operare un bilanciamento con la tutela dell’interesse del minore che in questo caso è preminente.

Quindi i genitori del minore che consentono l’utilizzo della comunicazione telematica, quale (tra le altre) WhatsApp, devono non soltanto insegnare al figlio corretto utilizzo di questo mezzo vietando tutti i comportamenti illeciti che possano ledere la sua sfera personale e quella altrui, ma anche controllarne l’effettivo uso da parte del minore, operando un monitoraggio continuo e costante.

N.B. se vuoi conoscere com’è composta la famiglia di un minore richiedi qui certificato stato di famiglia.

Concludiamo l’articolo con la riflessione del celebre manager Sundar Pichai proprio su questo argomento: “I bambini dovrebbero avere il telefono in mano a cena? Non lo so. Per me è una scelta dei genitori.”

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Dott.ssa Martina Cardia

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